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📰  NEWS GENERICHE
#PAROLEINUSO | Colombelli: “Il formatore oggi deve essere in grado di supportare cognitivamente i giovani”
FotoLa formazione degli Esordienti 2007
#ParoleinUSO oggi intervista Mario Colombelli, formatore degli Esordienti 2007 rossoblu.

Buongiorno Mario. Questo è il secondo anno in cui sei alla guida degli Esordienti classe 2007. Quali sono secondo te i fondamentali a cui prestare più attenzione in questa fascia d’età?
“Ciao Fabio, in questi due anni trascorsi con il gruppo 2007 ho potuto notare come sia complicato definire cosa sia più importante in una fascia di età. Dipende dai ragazzi a che livello sono individualmente e come gruppo, dal loro vissuto e dalle loro esperienze calcistiche. In generale dai dieci,dodici anni siamo ancora nella fase in cui la coordinazione e lo sviluppo delle capacità motorie devono abbinarsi alle capacità tecniche e tattiche individuali. Il controllo e passaggio e le situazioni semplici dal 1v1 al 3v3 in superiorità e inferiorità numerica sono pane quotidiano per questa categoria perché sono l'inizio della costruzione del giocatore che sa attaccare e difendere. Queste capacità sono in forte relazione con concetti quali coraggio, paura, fiducia in se stessi e strategie di inganno e interpretazioni di intenzioni e comportamenti.

Ormai è un po’ di tempo che ricopri il ruolo di formatore, quali cambiamenti hai notato nella gestione e nelle varie generazioni di piccoli atleti rispetto a quando hai iniziato?
“Penso che i cambiamenti da quando ho iniziato ad allenare riguardino tutti, le nuove generazioni dei ragazzi ma anche e soprattutto gli allenatori. Le nuove generazioni arrivano troppo presto a voler giocare a calcio senza aver sperimentato il gioco di strada, vero maestro per la mia generazione. Nel frattempo gli allenatori sono cresciuti dal punto di vista culturale e pratico e si sono evoluti nelle metodologie e nella didattica. Ormai siamo arrivati a dover avere il patentino per poter allenare in tutte le categorie. Quindi ci sono allenatori più preparati, ma anche ragazzi più problematici dal punto di vista fisico-motorio e comportamentale, ma quello che più è cambiato è l’attaccamento al territorio dato che ormai tutte le società cercano di avere un settore giovanile che faccia campionati importanti in cui l'aspetto fondamentale è la vittoria. La stessa figura del genitore è cambiata”.

Se potessi dare un solo consiglio ad un ragazzo che vuole iniziare il proprio percorso da formatore, quale sarebbe?
“Studiare e fare pratica mettersi in gioco, per capire come aiutare a crescere queste nuove generazioni. Purtroppo anche questo è cambiato. Manca lo scambio di sapere fra generazioni, voler apprendere dai più grandi”.

Qual è la soddisfazione più grande che hai avuto ricoprendo questo ruolo?
“Vedere dei ragazzi crescere accorgendosi che li hai aiutati a prendere fiducia nei propri mezzi. Vederli a distanza di anni cambiati e diventati uomini, ma sempre pronti a salutarti con un ‘ciao mister’. Sono cose che fanno piacere. Trovarmi dopo anni ancora sul campo a confrontarmi con allenatori che ho visto crescere come giocatori  ed ora ad allenare i loro figli è una sensazione speciale. A volte penso che forse è ora di smettere (risata n.d.r.)”.

Abbiamo parlato di passato, ora invece parliamo di cosa ci aspetta. Secondo te quale sarà in futuro la “formula” vincente nella crescita dei ragazzi del settore giovanile?
“I pilastri su cui dovrebbero poggiare tutti i settori giovanili che funzionano, da quelli dell'oratorio a quelli d'élite sono programmazione e obiettivi. Binomio vincente e indivisibile per chi vuole conseguire risultati costanti negli anni. A questo bisogna aggiungere un elevato senso civico e sociale. Il progetto di ogni società dovrebbe essere quello di accogliere bambini a 5 anni, in linea teorica, facendogli seguire un percorso didattico della durata di sette anni per un totale di duemila ore di allenamento. La possibilità di avere un progetto che possa coinvolgere sul territorio tutte le istituzioni che hanno a che fare con i ragazzi del settore giovanile, parlo del triumvirato scuola-famiglia-società sportive in cui il percorso formativo del ragazzo trovi coesione fra tutte le componenti . La crescita calcistica e la formazione scolastica sono due elementi determinanti nell'evoluzione del ragazzo per comprendere al meglio quali aspetti hanno influenza sul giovane non solo riguardo l’evoluzione tecnica, ma anche cognitiva e comportamentale. Quindi al giorno d'oggi assume molta importanza la figura dell'istruttore formatore che oltre a preoccuparsi della gestione tecnica tattica e didattica deve sapere qualcosa anche di psicologia e pedagogia per supportare cognitivamente il suo gruppo di giovani calciatori”.
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15/04/2020 


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