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#PAROLEINUSO | Zambelli: “La vittoria più bella è aver tenuto tutto il gruppo unito fino all’ultimo”
#PAROLEINUSO | Zambelli: “La vittoria più bella è aver tenuto tutto il gruppo unito fino all’ultimo”

La rubrica #ParoleInUSO intervista Alessio Zambelli, formatore dei Giovanissimi 2005, autori fin qui di una grandissima annata.
Buongiorno Alessio, apriamo subito l’intervista facendoti i complimenti per la stagione fin qui disputata dai tuoi ragazzi. Ti aspettavi un rendimento del genere?
“Buongiorno, grazie per i complimenti ma il merito è tutto loro. Francamente quando ho accettato l’incarico non conoscevo il gruppo e non potevo immaginare a che posizione potevamo ambire e sinceramente era l’ultima delle mie preoccupazioni. Poi dopo alcune partite ho capito che la qualità del gruppo era alta e poteva permetterci di giocarcela con ogni avversario”.
Nel raggruppamento ci sono tante compagini di valore. Qual è il tuo giudizio sul livello del girone?
“Di solito in queste categorie succede che trovi squadre di un certo valore e altre che fanno un po’ più fatica. Nel nostro ci sono cinque, sei squadre che se la giocano alla pari e devo dire che il livello di queste ultime rispecchia pienamente le società che rappresentano, mentre per le altre ho visto difficoltà sia per il numero che per la qualità. Mi ricordo ad esempio una partita in cui la squadra avversaria aveva solo un cambio mentre noi avevamo a disposizione nove ragazzi e, nel passare davanti ai genitori avversari, ho percepito nei loro commenti ‘invidia’ nei nostri confronti, per avere cosi tanta abbondanza. Abbondanza che abbiamo portato avanti fino all’ultimo momento e questa è la vittoria più bella”.
Questo per te era il primo anno con il gruppo dei 2005. Qual è stato il lavoro più importante che hai dovuto fare e qual è la soddisfazione più grande a questo punto della stagione?
“Dopo le prime due ore trascorse con loro in ritiro ho capito che il lavoro più importante che dovevo fare era dargli una guida, diciamo educativa. Mentre per quanto riguarda l’aspetto tecnico-tattico chi mi ha preceduto ha fatto un ottimo lavoro. Io ho dovuto solo portare le mie idee e fare un paio di correzioni in funzione del mio pensiero di gioco. Per quanto mi riguarda la soddisfazione più grande è stato vedere crescere i ragazzi sotto tutti gli aspetti e, come dicevo prima, aver avuto a disposizione tutti e ventidue i ragazzi fino all’ultimo In un’ottica più generale. La fascia d’età dei giovanissimi (13-15 anni ndr) rappresenta soprattutto uno snodo cruciale nella crescita di un ragazzo”.
Quanto è importante secondo te curare l’approccio psicologico allo sport di riferimento e al gruppo?
“Importantissimo. Penso sia fondamentale dare loro delle linee guida e insegnare l’autostima. Fare capire che attraverso un sacrificio si può ottenere qualcosa. Prepararli si alle vittorie, ma renderli consapevoli che le sconfitte fanno parte della vita e non mi riferisco solo al risultato di una partita. Penso sia più facile che un ragazzo a questa età smetta o prenda strade sbagliate se non trova persone che lo aiutino ed il gruppo che un allenatore riesce a costruire risulta decisivo. Io sono stato abbastanza fortunato perché già esisteva un gruppo solido e con il mio staff siamo riusciti a coinvolgere tutti”.
Quali sono i tuoi obiettivi personali? Ti vedi in un futuro sulla panchina di una Prima Squadra o preferisci gestire formazioni del settore giovanile?
“Sinceramente è da anni che faccio l’allenatore e sono passato già dai Giovanissimi fino alla Prima Squadra. Ti dirò che tutte le categorie che ho affrontato mi hanno dato soddisfazioni, chi in un modo chi in un altro. Obiettivi personali non ne ho, a parte il fatto di cercare di fare del mio meglio ogni anno. In questo momento mi vedo ad allenare i ragazzi, magari in un futuro tornerò ad allenare una Prima Squadra se dovesse capitare ancora l’occasione”.
23/04/2020
Buongiorno Alessio, apriamo subito l’intervista facendoti i complimenti per la stagione fin qui disputata dai tuoi ragazzi. Ti aspettavi un rendimento del genere?
“Buongiorno, grazie per i complimenti ma il merito è tutto loro. Francamente quando ho accettato l’incarico non conoscevo il gruppo e non potevo immaginare a che posizione potevamo ambire e sinceramente era l’ultima delle mie preoccupazioni. Poi dopo alcune partite ho capito che la qualità del gruppo era alta e poteva permetterci di giocarcela con ogni avversario”.
Nel raggruppamento ci sono tante compagini di valore. Qual è il tuo giudizio sul livello del girone?
“Di solito in queste categorie succede che trovi squadre di un certo valore e altre che fanno un po’ più fatica. Nel nostro ci sono cinque, sei squadre che se la giocano alla pari e devo dire che il livello di queste ultime rispecchia pienamente le società che rappresentano, mentre per le altre ho visto difficoltà sia per il numero che per la qualità. Mi ricordo ad esempio una partita in cui la squadra avversaria aveva solo un cambio mentre noi avevamo a disposizione nove ragazzi e, nel passare davanti ai genitori avversari, ho percepito nei loro commenti ‘invidia’ nei nostri confronti, per avere cosi tanta abbondanza. Abbondanza che abbiamo portato avanti fino all’ultimo momento e questa è la vittoria più bella”.
Questo per te era il primo anno con il gruppo dei 2005. Qual è stato il lavoro più importante che hai dovuto fare e qual è la soddisfazione più grande a questo punto della stagione?
“Dopo le prime due ore trascorse con loro in ritiro ho capito che il lavoro più importante che dovevo fare era dargli una guida, diciamo educativa. Mentre per quanto riguarda l’aspetto tecnico-tattico chi mi ha preceduto ha fatto un ottimo lavoro. Io ho dovuto solo portare le mie idee e fare un paio di correzioni in funzione del mio pensiero di gioco. Per quanto mi riguarda la soddisfazione più grande è stato vedere crescere i ragazzi sotto tutti gli aspetti e, come dicevo prima, aver avuto a disposizione tutti e ventidue i ragazzi fino all’ultimo In un’ottica più generale. La fascia d’età dei giovanissimi (13-15 anni ndr) rappresenta soprattutto uno snodo cruciale nella crescita di un ragazzo”.
Quanto è importante secondo te curare l’approccio psicologico allo sport di riferimento e al gruppo?
“Importantissimo. Penso sia fondamentale dare loro delle linee guida e insegnare l’autostima. Fare capire che attraverso un sacrificio si può ottenere qualcosa. Prepararli si alle vittorie, ma renderli consapevoli che le sconfitte fanno parte della vita e non mi riferisco solo al risultato di una partita. Penso sia più facile che un ragazzo a questa età smetta o prenda strade sbagliate se non trova persone che lo aiutino ed il gruppo che un allenatore riesce a costruire risulta decisivo. Io sono stato abbastanza fortunato perché già esisteva un gruppo solido e con il mio staff siamo riusciti a coinvolgere tutti”.
Quali sono i tuoi obiettivi personali? Ti vedi in un futuro sulla panchina di una Prima Squadra o preferisci gestire formazioni del settore giovanile?
“Sinceramente è da anni che faccio l’allenatore e sono passato già dai Giovanissimi fino alla Prima Squadra. Ti dirò che tutte le categorie che ho affrontato mi hanno dato soddisfazioni, chi in un modo chi in un altro. Obiettivi personali non ne ho, a parte il fatto di cercare di fare del mio meglio ogni anno. In questo momento mi vedo ad allenare i ragazzi, magari in un futuro tornerò ad allenare una Prima Squadra se dovesse capitare ancora l’occasione”.
23/04/2020